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A Viterbo, a pochi metri da Porta Romana, è ancora ben visibile un rudere che raccoglie la storia di un gioiello perduto, proveniente dalla bottega dell'ultimo Bramante, che da otto anni dirigeva il cantiere della basilica di S. Pietro. Il saggio ripercorre, con ambiziosi obiettivi di completezza, la storia della chiesa di S. Maria delle Fortezze e del convento annesso, denominato nel titolo "cenobio" in riferimento alla Comunità dei Minimi, i suoi frati custodi. L'approccio, rigoroso e scientifico, è arricchito da un'ampia documentazione che permette non solo di ricostruire le vicende di quest'opera architettonica, dalla genesi e dal vissuto tormentati, ma anche di ripercorrere ampi tratti di vita quotidiana dal Cinquecento a oggi.